L’arte come scienza 1

Leonardo Terzo, One More, 2012

La differenza tra  poesia (letteratura, arte) e scienza è in primo luogo una questione di prevalenza della funzione del linguaggio, referenziale per la scienza e autoriflessiva per l’arte. La funzione referenziale è inoltre rafforzata nella scienza, nel senso che vuole essere rigorosa e innovativa nel riferirsi al mondo, cioè nello svelare e dimostrare il vero.

Ma in ogni testo le funzioni linguistiche ci sono sempre tutte, sebbene in posizioni non primarie. E forse tutte contribuiscono alla principale, ovvero funzionano come aiuto per raggiungere lo scopo primario che non competerebbe loro. Così la funzione autoriflessiva può portare il suo contributo alla scienza rendendo icastica e più evidente, e quindi più chiara e convincente, la formulazione dimostrativa del referto. Lo stile delle formulazioni e la sua importanza diventa più evidente in filosofia, che pure è un uso referenziale del linguaggio.

Dalla scienza alla filosofia, come pure nella gamma delle scienze stesse, vi è una varietà molto grande di sfumature e differenze, per esempio dalle scienze cosiddette “dure” a quelle cosiddette “umane”. Lo stesso vale nella gamma delle filosofie, per esempio tra le analitiche e quelle morali o storiche. Lo si vede nelle formulazioni di Heidegger che a me fanno ridere, ma capisco che evidenziano lo sforzo di dire l’indicibile o l’impensato o impensabile.

Ho dovuto di recente rivedere la formulazione in inglese di un documento scientifico relativo a certe ricerche sperimentali di astrofisica, e mi sono reso conto della necessità di una formulazione essenziale, tutta dati e consequenzialità asfissiante, almeno per me, rispetto ad un normale discorso referenziale, anche nelle parti per così dire “narrative” e descrittive della messa in opera del contesto sperimentale. Alla fine, avendo preso un po’ di confidenza con quel tipo di linguaggio mi sono reso conto che c’erano i dati, la loro percezione, e le considerazioni o commento esplicativo e di collocazione nel contesto cognitivo pregresso.

Questo mio rendermi conto metteva in luce la necessità anche “estetica” di quel rigore linguistico (infarcito di segni matematici), perché una formulazione più “elastica” e rilassata sarebbe stata meno efficace per la comunicazione richiesta. Quindi per raggiungere il suo fine quel tipo di comunicazione era la più adatta, il che per me è l’essenza della bellezza. Se la formulazione fosse stata più rilassata e per me, non scienziato, più piacevole, avrebbe invece suscitato l’impazienza dei destinatari del documento.

Dall’altro capo del problema ci si deve chiedere che apporto è in grado di fornire l’autoriflessività del linguaggio (l’arte) alla conoscenza e quindi alla scienza. Un apporto sembra più agevole relativamente alla conoscenza del linguaggio stesso, cioè di come funzionano i mezzi cognitivi ed espressivi usati per formulare tutte le conoscenze e dunque anche quelle scientifiche. Ma in senso più ampio che è il livello a cui di solito si pone il confronto tra scienza e arte, ci sono varie possibilità.

L’arte può divulgare la scienza per i non scienziati, ma è un compito di servizio, nobile, ma non il più necessario. Invece bisogna chiedersi se il proprio dell’arte non sia di corroborare la vita in un compito che non è la semplice conoscenza, ma che come la conoscenza è un tipo di adattamento all’ambiente, cioè una conoscenza pratica e dedicata alle modalità di reazione che l’uomo come animale culturale realizza vivendo e per vivere, e che si è realizzato nelle ere in modo storico ed evolutivo di pari passo all’evoluzione della conoscenza scientifica.

L’arte è una modalità della coscienza a tutti i livelli, dal più ingenuo al più sofisticato. Essa esprime nei modi più diversi lo stato di conoscenza dell’uomo in una data epoca, dal mito alla formula dell’acqua ossigenata, ma insieme, e soprattutto, mostra e dice l’atteggiamento e il valore “umanistico” che l’uomo attribuisce al suo contingente di coscienza, conoscenza e quindi di sapere a tutti i livelli compreso quello scientifico. Questo è il vero punto di contatto e continuità tra arte e scienza. La biologia ci dice cos’è l’uomo, l’arte (come un sondaggio?) ci dice che effetto fa sull’uomo la conoscenza fornita dalla biologia. Cosa che per la vita è altrettanto importante. Ma soprattutto cerca di esprimerlo e quindi di capirlo in modo inedito, cercando di dire ciò che fino a quel momento non si sapeva. Così l’arte è una modalità della scienza del capirsi (anche quando sbaglia, come la scienza).

Leonardo Terzo

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