L’Italia non sa vincere: qualificazione a rischio, di Niccolò Morro.

Nel calcio non si vince ai punti. L’unico modo è fare gol, o meglio: fare almeno un gol più degli avversari o prenderne uno in meno.

Perciò la prima mossa strategica è difendere la propria area e poi vedere come costruire il resto. A sua volta però tutto il gioco di squadra resta sterile se non c’è qualcuno che alla fine riesce anche a segnare. Nell’Italia di Prandelli le vere punte (con l’innato fiuto del gol) sarebbero tre: Balotelli, Di Natale e Borini. Cassano e Giovinco sono mezze punte o rifinitori. Finora la formazione di partenza prevedeva Balotelli e Cassano: il primo è stato inesistente e il secondo non ha l’istinto della punta: oggi un paio di volte ha cercato di passare anche quando avrebbe potuto tirare.

Anche in questa seconda partita, finché c’è stato fiato, si sono create diverse occasioni da gol, purtroppo fallite. Ci ha pensato Pirlo a inventare una punizione imprendibile, dopo di che la Croazia si è messa a correre, prevalendo fisicamente, ma non avrebbe comunque pareggiato se non approfittando di un nostro errore difensivo, sempre possibile nel calcio.

Resta l’impressione di un’Italia mediocre, che regge per una saggia disposizione tattica in grado di proteggere la difesa e un grande impegno di tutti in copertura. Gli avversari hanno capito che la fonte del nostro gioco è l’inarrivabile Pirlo, che viene perciò marcato con più assiduità del solito. Oltre all’ectoplasma Balotelli, altri non sono in forma: per esempio Maggio che s’impegna, ma rende al di sotto delle sue possibilità.

Tutti gli altri fanno quello che possono, ma si sa che Giaccherini sa solo correre; Cassano è reduce da guai fisici, anche se fa del suo meglio, e gli altri non sono geni. Nella mediocrità generale è invece emerso Marchisio, che unisce un po’ di bravura a un grande lavoro. Di Natale, anche stavolta, è stato impiegato alla fine ma, mai servito, anche lui non è riuscito a far niente di buono.

Come detto la disposizione molto coperta, l’impegno e l’attenzione tattica in tutti o quasi ci salvano da figure peggiori. C’è da chiedersi quanto potremo durare, ma nel calcio tutto è possibile. Come ho detto dopo la partita con la Spagna: ci tocca sperare in Borini?