Portogallo-Spagna, di Niccolò Morro

Portogallo-Spagna ribadisce lo scarso livello di questi europei. Nel primo tempo la Spagna ripete i risaputi passaggetti senza sbocchi, vanificati anche dalla maggior forza atletica degli avversari. I portoghesi prevalgono negli anticipi, ma poi si incartano da soli perché sembrano voler imitare gli avversari persino ad un livello tecnico più alto, letteralmente, perché mentre la Spagna scambia raso terra, il Portogallo pretende di scambiare con un palleggio alto, molto più difficile e dispendioso. Quindi si neutralizza più o meno da solo. Pochissime occasioni, mi pare: una per la Spagna, un paio per il Portogallo, sempre su svarioni a centrocampo o al limite dell’area. Noia quasi totale nonostante la suspènse intrinseca alla situazione da semifinale. Le squadre si impegnano, ciascuna a suo modo, ma proprio non ottengono niente, perché i fondamentali tattici sono controproducenti.

Secondo tempo anche peggio. Sembra che giochino a tamburello, ogni tiro è un passaggio all’avversario. Emerge la broccaggine mesta di Almeida, grande, grosso e sprecone, copia barbuta di Balotelli. Non succede quasi più nulla, finché al 90° Ronaldo conferma di essere un brocco che sa correre e basta, perché, solo nell’area piccola, butta il pallone alle stelle.

Supplementari: ora sono alla pari perchè neanche il Portogallo corre più. Ad ogni modo gioco non pervenuto, finché al 103° dopo una serie di buchi dei portoghesi, Iniesta può tirare a colpo sicuro, ma colpisce il portiere. Al 110° tutto si ripete: altri buchi del Portogallo e altro spreco spagnolo. Poi ancora al 114°. Il Portogallo non ne ha più e i giochini al rallentatore della Spagna vanno a buon fine, ma non arrivano in porta per difetto di propensione al tiro. Andrebbero eliminate entrambe, ma ai rigori vince la Spagna.

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