A distanza di un’epoca, Sontag non è più molto entusiasta dell’elaborazione surrealista della realtà, e ne vede il sopravvissuto interesse e valore non più nelle arti proprie e nelle poetiche moderniste in generale, ma solo nella fotografia. Vi è sottesa la nozione che il modernismo, in tutte le arti, è stato influenzato dalla fotografia, e quando le arti della prima metà del ‘900 sono passate d’attualità, ciò che resta della civiltà estetica modernista sia solo la fotografia. E non per il meglio. Leggi tutto “Fotografia, malinconia e surrealtà. Lo strano caso della “decreazione”.”
Sontag, Arbus e Warhol.
Tramite Arbus, Sontag riflette sul potere della fotografia e del fotografo a cui abbiamo già accennato. Questo potere infatti permette atti “crudeli” e “cattivi”, “senza batter ciglio”. La macchina fotografica è un passaporto che cancella limiti morali e inibizioni sociali, liberando il fotografo da qualsiasi responsabilità. Perché il fotografo, secondo Arbus, non si intromette veramente nella vita delle persone, si limita a visitarla. “Il fotografo è un superturista, un prolungamento dell’antropologo che visita gli indigeni e torna indietro carico di notizie sui loro atti esotici e sui loro bizzarri indumenti. … La visione di Arbus è sempre dall’esterno.” (p. 38) Leggi tutto “Sontag, Arbus e Warhol.”
Fotografia americana: società, democrazia e bellezza.
Leonardo Terzo, Pozzanghera n.6, 2013
Storicamente Sontag analizza l’evoluzione degli interessi (e di conseguenza degli “stili”) dei fotografi americani relativamente alle cose da fotografare. Sotteso a questo discorso è il presupposto che gli Stati Uniti, almeno rispetto all’Europa, siano stati il luogo dove i rifugiati dal vecchio continente hanno fondato, magari sul genocidio dei nativi, una società obiettivamente lontana dai pregiudizi aristocratici dai quali cercavano scampo. Questo clima socio-culturale, riportato allo studio della fotografia, riguarda la dimensione etica ed estetica del livello di mondo fotografato. Si tratta infatti di un nodo o garbuglio di valori che tutte le epoche cercano di sciogliere, non sempre riuscendoci. Leggi tutto “Fotografia americana: società, democrazia e bellezza.”
Il polso della crisi (nostra), by Charly 45
Come ricordato più volte in precedenti riflessioni sulla crisi (che continua a mostrare i propri effetti anche se con segnali di ripresa), è indispensabile non dimenticare che il nostro Paese ha un debito pubblico molto rilevante. Leggi tutto “Il polso della crisi (nostra), by Charly 45”
Susan Sontag sulla fotografia.
Hic Sunt Group, Leila travolta da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, 2013
Si può dire che tutti i discorsi sulla fotografia, pur nelle loro varie gradazioni, non possano sfuggire ad una sorta di osmosi argomentativa. Questa comunanza di fondo è persino auspicabile, ma non è difficile individuare in ogni autore un interesse distintivo preminente. Così direi che l’intervento di Benjamin sulla fotografia e la riproducibilità è antesignano della teoria della comunicazione, e ciò ne spiega la grande fortuna fino ai giorni nostri; quello di Barthes è un itinerario nella continuità indeterminata della divagazione emotiva, indotta dalla fotografia nell’esperienza individuale; quello di Krauss è un’esplorazione dell’inevitabile, ma non sempre percepita, influenza “tecnica” della fotografia sull’arte e le arti; quello di Sontag infine esplora principalmente gli effetti sociali della fotografia come “nuova invenzione”, con una sorprendente, quantità di sfaccettature. Leggi tutto “Susan Sontag sulla fotografia.”