La fotografia della merce: la moda.

ModelLeonardo Terzo, Model, 2006

Finora abbiamo visto nello specifico per lo più gli usi della fotografia come documento, come strumento di conoscenza e identificazione, e come arte. Ma ci sono altri importanti usi per cui si coniuga ricerca estetica e scelta di porzioni di mondo da evidenziare. Sono gli usi volti all’esibizione commerciale di cose che esplicitamente si presentano come merci.

Non è quindi la fotografia che si mercifica a causa dei poteri economici, ma i poteri economici che usano la fotografia come tutti imezzi di diffusione e propaganda dei loro prodotti. Questo è ovvio, ma la discussione teorica sulla fotografia parte più spesso dall’interesse opposto, ovvero di come sottrarsi al sospetto che il fotografo venga irretito e condizionato, mentre quello del fotografo, come mestiere che illustra il mondo, illustra e comunica soprattutto quello che una volta era detto “l’uso di mondo”: lavoro, consumo, progresso. Cioè i modi in cui una società si regge economicamente e funziona tecnologicamente.

L’atteggiamento critico verso la mercificazione è tipico dei momenti di benessere materiale a cui non corrisponde ancora un eguale benessere sociale e culturale, adeguato ai nuovi conseguenti bisogni etici e politici. Si attenua invece quando l’economia si trova nuovamente a disagio e senza direzione definita, perché la società, in crisi di sviluppo o di recessione (come ora), non sa più né criticare, né apprezzare il nuovo divenire, nel guado tra vecchia mercificazione e nuove pubbliche relazioni, marketing e comunicazione d’impresa.

La pubblicità è ovviamente generale, ma la volontà e la sapienza estetica della fotografia trova piena gratificazione e riconoscimento quando viene applicata alla moda. La moda (intendendo di solito quella del vestiario) può essere alta o bassa, come quella dei cataloghi postali per esempio, ma, con maggiore o minore raffinatezza, è comunque animata dai medesimi intenti. La dimensione estetica della moda occupa gran parte dei fenomeni sociali e culturali che vanno sotto la definizione di eleganza (vedi: https://www.leonardoterzo.it/siteleo/2012/06/che-cose-leleganza/#.UrjASvv4vXQ).

La moda è un’arte applicata, precisamente applicata al modo di vestirsi, per apparire eleganti, cioè adeguati al compito da svolgere in quelle specifiche circostanze. Il pubblicitario, come intellettuale organico, cioè inserito nei laboratori delle ideologie dominanti, è comunque un addetto all’utilizzazione del fascino del sensibile, di solito aggiornato o addirittura all’avanguardia rispetto agli strumenti del comunicare e alle poetiche coeve. Sa che a differenza della vecchia propaganda, non è più necessario un legame diretto tra lo spettacolo della merce da promuovere e le trovate della comunicazione autoriflessiva quale è l’arte contemporanea.

Tuttavia la fotografia di moda, a differenza di altri strumenti, deve effettivamente mostrare il prodotto abito. L’abito, nella fotografia di moda, c’è, ma non necessariamente nella sua oggettività. Anzi viene per lo più trasfigurato in un ambiente fantasioso, irreale, surreale, persino dada, a partire dal corpo delle modelle, la cui bellezza è letteralmente assottigliata per adattarsi al capo indossato invece che viceversa.

Perciò anche l’erotismo, nella fotografia più sofisticata, è onirico, oppure falsamente eccessivo. La fotografia di moda, proprio perché costruita invece che intuita, può essere curata con un perfezionismo tecnico assoluto, che richiama l’immobilità altrettanto assoluta dei cadaveri, già menzionati, dei briganti e dei criminali dopo l’esecuzione, che potevano essere messi e tenuti in posa tutto il tempo necessario. L’idea della morte, come si è visto, ricorre spesso nei discorsi sulla fotografia, tuttavia nella fotografia di moda l’idea del trapasso non è verso la morte comune, bensì verso una sorta di luogo mitico, di Arcadia allegra, dove pure è proverbiale l’antico “Et in Arcadia ego”.

A mio parere la fotografia di moda, nella sua artificialità funzionale è un invito a mascherarsi di bellezza e armonia o di bellezza e disarmonia recuperata. Nella moda la posa è quasi tutto, e ciò stimola l’inventiva dei fotografi, che devono servire il padrone-prodotto da vendere e nello stesso tempo affermare la personale autonomia artistica.

Chi apprezza le fotografie di moda, sa che il fotografo, le modelle e l’abito fingono, ma tanto più ne apprezzano la recita. Il feticcio della merce esce allo scoperto, ci dice chi siamo, e diventa sincero. Diversamente da quanto credono i nipotini di Adorno e Horkheimer, le masse non scambiano affatto la finzione per realtà.

Leonardo Terzo

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