Quante sono le muse? Una dozzina? Due dozzine?

vsno bo 10Leonardo Terzo, Model, 2011

Il fatto che le fotografie si possano modificare con le innovazioni tecnologiche le trasforma in finzioni, mentre la fotografia propria ha il compito di ritrarre la realtà, da un punto di vista sulla realtà, ma non fuori e oltre la realtà.

Secondo alcuni la commistione dei materiali, come quella dei citati Braque e Picasso, che appiccicano i giornali nei loro quadri, potrebbe essere intesa come una nuova arte, diversa dalla pittura, dalla scultura ecc. Ma in realtà Braque e Picasso hanno continuato ad essere considerati pittori persino quando facevano oggetti di ceramica. In effetti l’artista da sempre è multiforme come Michelangelo e Leonardo.

Lo studio delle arti al plurale e delle arti belle in particolare è un ambito da chiarire. Sia per la loro natura stessa, sia per i loro rapporti, Vedi il saggio di Paul Oscar Kriesteller, “The Modern System of the Arts”, 1970, citato in Martha Woodmansee, The Author, Art and the Market. Rereading the History of Aesthetics, Columbia U. P., New York, 1994.

Nell’ambito fotografico il nostro prototipo è Lazlo Moholy-Nagy, pittore, scultore, cineasta e fotografo, autore già nel 1925 del libro Pittura, fotografia, film, e poi di La nuova visione, 1929. Moholy-Nagy spiega e propaganda tutto ciò che si può fare con la macchina fotografica: luce, colori, chiaro, scuro, chiaroscuro, scorci di spazi, insomma tutto e quindi anche il contrario di tutto. Di conseguenza egli incarna un repertorio a cui tutti hanno attinto. 

Naturalmente esiste anche la tendenza teorica e pratica opposta, come quella del gruppo Fluxus (ma preceduta dal teatro di strada, dal Living Theatre, dall’arte povera e altre), che tende a spostare la finzione nella realtà o, viceversa, la vita quotidiana stessa nell’arte, senza cambiare una virgola.

La fotografia in questa prospettiva anche quando è cronaca realista trova più facile e plausibile presentarsi come arte. A meno che i giornali non paghino prima le foto come documenti e testimonianze. Si potrebbe dire infatti che la stessa fotografia è cronaca o arte a seconda di chi la paga prima e meglio, e di solito arriva prima la stampa. Inoltre ogni commistione ricostruirebbe il proprio specifico secondo i materiali, i mezzi e i fini.

Ci sono poi le aspettative derivanti dai veri o ipotetici fini dell’arte, oltre l’autoriflessività semiotica, per esempio l’evidenza di un atteggiamento esistenziale, ma recentemente queste attese sono ricacciate indietro a causa delle innovazioni tecniche che fanno prevalere le varie estetiche del mezzo. L’interrogativo, poco esistenziale e molto tecnologico, praticato dall’arte può diventare così: che cos’è un pixel? Cosa se ne può fare? Vedi per esempio l’arte elettronica studiata da Paola Carbone dove anche la letteratura, invece di essere letta, va soprattutto guardata:

• “Una breve storia della letteratura elettronica” in 5 parti sul blog Nova100 de ilSole24ore.com (ottobre-dicembre 2011):
1. “La letteratura generativa”: http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/2011/10/una-brevissima-storia-della-letteratura-elettronica-by-paola-carbone-1-generative-literature-.html
2. “L’ipertesto ovvero un patchwork di spazi concettuali”: http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/2011/10/una-brevissima-storia-della-letteratura-elettronica-by-paola-carbone-2.html
3. “Codework, ovvero il codice macchina come ready-made”: http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/2011/11/storia-della-letteratura-elettronica-by-paola-carbone-3-codework-ovvero-il-codice-macchina-come-read.html
4. “Il database e l’eccedenza significativa del livello dell’informazione”:
http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/2011/11/storia-della-letteratura-elettronica-by-paola-carbone-4-il-database-e-leccedenza-significativa-del-l.html
5. “Le narrazioni nei social media”:
http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/2011/12/storia-della-letteratura-elettronica-by-paola-carbone-5-le-narrazioni-nei-social-media-.html

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