Cronache terrestri: antropologia economica

Mutamenti antropologiciEmporio Porpora, New Mutants, 2013

Leggo su La Repubblica.it di oggi, 9 agosto 2013,  che Oprah Winfrey sarebbe stata offesa perché la commessa di un negozio le ha detto che la borsa che voleva vedere era troppo cara per lei (28.000 dollari).  Poi avrebbe detto: avrei voluto tornare e comprarmi tutto.

È tipico della visione capitalistica, in particolare americana, valutare le persone in base al presunto patrimonio espresso in cifre (quello vale centocinquanta milioni di dollari), e quindi sulla conseguente possibile capacità di spesa di quella persona. La cosa è confermata dalla reazione della Winfrey che, se si è sentita offesa, evidentemente se lo merita, perché appartiene alla stessa risma di riccastri, per i quali sentirsi dire che non sembra abbastanza ricca è la peggiore offesa. 

Infatti la Winfrey, che ha un programma televisivo di propaganda letteraria, tratta la letteratura con lo stesso criterio: il valore letterario di un libro si esprime in cifre di presunte possibili vendite. Il fatto potrebbe essere logico, ma si dà il caso che i bestseller raramente rimangono nella storia letteraria, anche se non sono tutti schifezze.

La vendetta immaginata dalla Winfrey consiste infatti nell’aderire ancor di più alla filosofia  dei riccastri capaci di esibire la loro volgarità in termini di brand visibile sui loro oggetti d’uso. Dove però l’uso dominante non è più quello dell’oggetto proprio, ma l’esibizione. L’offesa risentita non dipende dal fatto di vedersi rifiutato un servizio che la commessa deve rendere funzionalmente alla cliente, ma dal fatto di non essere stata riconosciuta come appartenente alla tribù dei riccastri. La ritorsione immaginata consiste perciò nell’aderire ancor di più a quel ruolo, esibendo la ricchezza come sfregio.

Da Baudrillard a Derridà, a Codeluppi, Volli, Virilio, molti hanno scritto su questo mutamento economico-antropologico. Il fatto che il prodotto economico assuma un valore simbolico, ovvero che le merci diventino messaggi sul proprio status sociale, fa sì per converso che la parte simbolica, la marca o brand, diventi a sua volta parte del suo uso, e dunque valore economico vero e proprio: voglio quella borsa perché è riconoscibile per il suo logo, e non più solo come contenitore utile, ma anonimo, e quindi da poveri.  

Questo meccanismo, definito a suo tempo da Marx feticismo delle merci, esteriorizza nella borsa non più solo la sovrapposizione fra valore di scambio e valore d’uso, dove l’uso consiste appunto nell’esibire il valore di scambio di 28.000 dollari, ma esteriorizza nei 28.000 dollari la personalità della Winfrey, che vale 28.000 dollari e nient’altro.
Leonardo Terzo

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