Pinocchio come Webserie, settima puntata

IMG_2237Leonardo Terzo, Il mondo capovolto, 2015

I capricci di Pinocchio sono raccontati e descritti in forma di dialogo dispettoso con la fata. Da un lato sono una mimesi appena accentuata dei capricci dei bambini, con un intento di spettacolarizzazione della realtà che invita i lettori e gli ascoltatori a seguirne le fasi stimolando le attese del come va a finire.

L’esito deve essere in qualche misura sorprendente, seppure entro i limiti del fine pedagogico. Il bambino può seguire con una certa curiosità i battibecchi con la fata e identificarsi con l’irrequietezza dispettosa di Pinocchio, per staccarsene poi comprendendo l’utilità e la necessità della sua sconfitta.

Una volta pentito e perdonato, Pinocchio si allontana dalla fata per ritrovare Geppetto, ma incorre di nuovo nel Gatto e la Volpe, e di nuovo è irretito dall’avidità di moltiplicare gli zecchini d’oro. Gli zecchini diventano così, nella loro materialità come danaro, il correlativo oggettivo dello sviamento dai veri valori degli affetti familiari.

Gli affetti sono l’essenza dei rapporti tra le persone non mercificati e valutati in moneta. La rincorsa della ricchezza rende cieco Pinocchio, e di nuovo trova l’irrisione di un pappagallo moralista che svolge la stessa funzione del Grillo. A questo punto il ripetersi della situazione permette al bambino che ascolta la storia di ripercorrere l’esperienza che ha ingannato Pinocchio con una consapevolezza che lo distacca dal burattino.

Di nuovo ingannato Pinocchio corre di nuovo dall’autorità, ora incarnata dal giudice scimmione che, con un fare benevolo, rimette però Pinocchio in prigione. Qui si potrebbe dire che non si tratta di ingiustizia, bensì di giusta punizione per l’incapacità di Pinocchio di capire la situazione che gli ascoltatori invece si suppone abbiano capito.

Non a caso il paese si chiama Paese di Acchiappacitrulli e, in occasione di un’amnistia proclamata dall’Imperatore per una vittoria militare, Pinocchio riesce a farsi liberare, questa volta proprio dicendo una bugia, cioè di essere un malandrino anch’egli. Evidentemente in quel paese gli onesti sono considerati citrulli, e vengono invece liberati i delinquenti. Vige lo stesso criterio per cui il giudizio popolare preferisce liberare Barabba invece di Gesù.

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