Leonardo Terzo, Time’s Turn, 2007
I cosiddetti Studi Culturali, individuatisi e sviluppatisi soprattutto in Inghilterra a iniziare dagli anni ’70, partono dai testi letterari e dalle opere artistiche, applicano una metodologia interdisciplinare che coinvolge tutte le cosiddette pratiche culturali, e si pongono come fine l’indagine, o meglio la demistificazione, del rapporto tra sapere e potere. Secondo i critici culturali anche l’estetica che voglia tener conto di questi sviluppi interdisciplinari deve allargare i suoi concetti e i suoi ambiti di riferimento, in primo luogo oltre il presunto etnocentrismo, verso una serie di – secondo me poco definiti e identificabili – fenomeni complessi e differenziati, emergenti nella sensibilità contemporanea, con un atteggiamento flessibile e – io direi – compassionevole. Infatti l’unico tratto comune alle varie cose che fanno parte della differenziazione sembra la marginalità. One way past that mental block is to show do my homework https://homework-writer.com/ the value of and the need for technology and information literacy in today’s world. Questa benevolenza verso un’indifferenziata accettazione dell’emergente, presunto emarginato, senza sistemazione e senza gerarchie, e l’antagonismo decostruttivo verso ogni principio di discriminazione, è anche ciò che accomunerebbe filosofie della differenza, postmodernismo e studi postcoloniali, a cui gli studi culturali in parte si sovrappongono. Leggi tutto “Povero Picasso! Critica della critica culturale.”