Daily Aesthetics, 26. 8. 2016. L’“Autore” nel post-strutturalismo.

IMG_3107Leonardo Terzo, After Cartier-Bresson, 2016

Il concetto di autore sorgerebbe dal bisogno dell’uomo di evadere dai limiti della sua finitudine, propriamente umana, producendo una sfera culturale autonoma. Questa produzione innovativa sarebbe il modo di produrre ascrivibile alla tradizione del concetto di “genio”, emerso a suo tempo nell’estetica del Settecento. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 26. 8. 2016. L’“Autore” nel post-strutturalismo.”

Daily Aesthetics, 23. 8. 2016. L’arte tra unicità e società.

After BoccioniLeonardo Terzo, After Boccioni, 2015

I sociologi dell’arte studiano tutto ciò che sta intorno all’opera, e come ciò condiziona in qualche modo ciò che l’opera è anche esteticamente. Solo che questo passo finale dell’interesse sociologico finisce per diventare secondario, appunto perché quello primario non è il modo di apparire formalmente dell’opera, ma come la forma sia l’effetto degli elementi sociali. È la differenza tra chiedersi come la forma ci informa sulla società e come la società produce la forma. Nel primo caso prevale il critico, nel secondo prevale il sociologo. Ma in teoria nessuno dei due dovrebbe prevalere sull’altro. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 23. 8. 2016. L’arte tra unicità e società.”

Daily Aesthetics, 16. 8. 2016 Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Sesta ed ultima puntata.

IMG_3211ooLeonardo Terzo, L’ex-produzione dell’inascosità dell’essente?, 2016

Dunque la verità dell’arte finisce per essere “l’estatico lasciarsi immettere dell’uomo esistente entro l’inascosità dell’Essere” (p.67). Leggi tutto “Daily Aesthetics, 16. 8. 2016 Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Sesta ed ultima puntata.”

Daily Aesthetics, 14. 8. 2016 Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Quinta puntata.

DSCN0286Leonardo Terzo, L’aperità dell’opera d’arte, 2016

L’instaurazione della verità nell’opera d’arte “…è l’esproduzione di un essente che prima non era ancora…” (p. 60). Questo sembra non richiedere altro che l’esproduzione stessa, senza particolari esigenze dell’opera, se non ciò che Heidegger chiama l’aperità. Solo che non dice come si fa a capire quando l’aperità c’è e come. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 14. 8. 2016 Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Quinta puntata.”

Daily Aesthetics, 12. 8. 2016. Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935/36. Quarta puntata

DSCN0309Leonardo Terzo, Il disnascondimento, 2016

Dopo aver fondato tutto l’essente nello stare entro di sé, cioè nella sua autonomia, Heidegger si ricorda che l’opera, per essere, deve essere stata fatta, cioè è l’effetto di una “createzza”, che ha “effettuato” sia la cosalità che l’operalità (pp.53-54). Leggi tutto “Daily Aesthetics, 12. 8. 2016. Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935/36. Quarta puntata”

Daily Aesthetics, 10. 8. 2016 Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Terza puntata

Proscenio

Leonardo Terzo, Proscenio, 2015

Il nucleo da cui tutto si promuove nel creativo e fantasioso ragionamento di Heidegger è l’essere inaugurale dell’essente. Abbiamo già detto che l’essere dell’essente è “una rappresentazione collettiva” cioè non esiste concretamente, ma un concetto utile per parlare delle cose come un insieme. Ma soprattutto, collettivo o singolare, è comunque ipostatizzato senza una ragione che non sia arbitraria. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 10. 8. 2016 Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Terza puntata”

Daily Aesthetics, 6. 8. 2016. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte. Seconda puntata.

zpink s 5Leonardo Terzo, A gambe all’aria, 2013

Secondo Heidegger, per qualche misteriosa o mistica effettualità, le scarpe dipinte da Van Gogh realizzerebbero il “disvelamento” dell’opera d’arte come verità. Ma anche la verità delle scarpe? O no? Questo disvelamento sarebbe l’essenzialità (o essenzietà), non si capisce bene se delle scarpe vere, in un senso essenziante (universale?), o delle scarpe come raffigurazione, che eleva le scarpe come strumento al dipinto delle scarpe come opera-verità, perché presenti, cioè essenziate, in un’opera d’arte. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 6. 8. 2016. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte. Seconda puntata.”

Daily Aesthetics, 4. 8. 2016: Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Prima puntata.

z foto allestLeonardo Terzo, Stendimi, fotografia allestita, 2015

Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Prima puntata.

Heidegger dice: “L’artista è l’origine dell’opera”.

Ma l’opera non è l’origine dell’artista. Come egli invece dice subito dopo. Caso mai l’opera è solo la prova che l’artista è tale. Dall’opera non ha origine niente, in senso proprio, perché l’opera, dopo essere stata originata, sussiste, ma non produce niente, perché è una cosa inerte in sé. Solo gli uomini possono dare origine a qualche altra cosa, prendendo coscienza dell’opera, cioè dell’effetto dell’azione dell’artista. Tanto meno l’arte origina entrambi, come subito dopo aggiunge, a meno di usare tutti questi termini in senso metaforico intenzionalmente ingannevole. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 4. 8. 2016: Heidegger, “L’origine dell’opera d’arte”, 1935-36. Prima puntata.”

Daily Aesthetics, 2. 8. 2016. Storicità ed evenemenzialità mediatica.

After WahrolLeonardo Terzo, After Wahrol, 2004.

Come c’è un rapporto estrinseco dell’arte con la Storia, cioè le avanguardie come espressione e conseguenza della rivolta socio-politica, in cui il linguaggio è il mezzo, ma in posizione strumentale, per una finalità che lo trascende, così c’è un rapporto storico intrinseco, dell’arte con le sue convenzioni comunicative nel tempo. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 2. 8. 2016. Storicità ed evenemenzialità mediatica.”

Daily Aesthetics, 1. 8. 2016. Arte, essere e divenire.

Pal 5Leonardo Terzo, Essere e divenire, 2015

Prendendo spunto dalla dicotomia tra particolare e universale (che, per esempio, riferito a Nietzsche, Luc Ferry, in Homo Aestheticus, 1990, pp. 238-243, definisce “ultra-individualismo” e “iperclassicismo”) si ripropone l’ascrizione della creatività artistica all’individuo artista o alle condizioni sociali e storiche in cui l’artista individuo è radicato e da cui è condizionato. Le due cose si possono intendere in contrapposizione o, io direi, necessariamente innestate nel divenire del contesto. Il contesto storico e sociale esistente forma l’individuo, che poi inventa il nuovo in relazione alla sua particolarità; e la nuova invenzione si aggiunge al mondo pre-esistente, promuovendone il divenire in un nuovo contesto da condividere per tutti. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 1. 8. 2016. Arte, essere e divenire.”

Daily Aesthetics, 30. 7. 2016. L’invenzione del significato dell’arte

After GLeonardo Terzo, After Giacometti, 2014

Il significato dell’arte, figurativo e intellettuale (filosofico, sociale, etico), oltre ciò che è riconoscibile nella rappresentazione, diventa problematico quando la figurazione stessa non c’è più e resta la forma. La forma viene allora interpretata simbolicamente, sulla base di orientamenti espressivi che, nel caso del modernismo, diventano impressionistici, espressionistici, cubisti, astratti, informali, fino alla concettualità e alla performance. Leggi tutto “Daily Aesthetics, 30. 7. 2016. L’invenzione del significato dell’arte”

Breve traccia del sublime 3: linguaggio e “cosmi”.

After Magritte

Leonardo Terzo, After Magritte, 2015

Ricorre l’idea che nominare equivale a possedere. Che cambiare nome alle parole equivalga a cambiare la realtà. Poiché in realtà ci sono innumerevoli lingue, vorrebbe dire che ci sono innumerevoli realtà ontologiche oltre che antropologiche? Vorrei chiedere per esempio a Michel Foucault: se cambiamo nome alla catena di montaggio, e la chiamiamo UTE, cioè Unità Tecnologica Elementare, diminuiremo di un grammo la fatica di chi ci lavora? E se la parola trasforma il caos in cosmo, poiché ci sono più lingue, quanti “cosmi” ci sono? Di fatto ogni colonialismo prima si impadronisce dei territori, con cannoni e occupazioni, e poi cambia i nomi delle strade e delle piazze. Leggi tutto “Breve traccia del sublime 3: linguaggio e “cosmi”.”

Breve traccia del sublime 2: il bello come sublime catagogico.

vecchia casa 11Anna Paschetto, La vecchia casa dei Nazzarotti, 2003

Si può sostenere che già il bello contiene un cenno alla trascendenza, in termini di concezione stessa della bellezza come intuizione e istituzione di un appagamento percettivo che nell’armonia individua e stabilisce la capacità di congiungersi, rapportarsi ed evidenziare la correlazione dei materiali del mondo nel formalismo della forma. Leggi tutto “Breve traccia del sublime 2: il bello come sublime catagogico.”

Breve traccia del sublime, ovvero verso il sublime contemporaneo

VUOTO

Leonardo Terzo, La filosofia della differenza, 2016

Origini, mutazioni e razionalizzazioni del concetto e della sua prassi.

Datazione del Peri ypsous, dello Pseudo-Longino: prima metà del primo secolo d. C. Pubblicazioni moderne: Basilea, 1554, di Francesco Robortello; Parigi, 1674, di Nicolas Boileau. La discussione è sempre conflittuale. Nel primo caso lo Pseudo-Longino tratta l’argomento usando una terminologia e una concezione retorica. Il conflitto è tra la precisione razionale contro la suggestione della parola e la commozione dell’animo. Leggi tutto “Breve traccia del sublime, ovvero verso il sublime contemporaneo”

Le due culture (sono due sottoculture)

Tandem d'epoca

Tandem d’epoca

Per capire meglio la storica controversia tra le cosiddette due culture, si deve collocarla in un più ampio contesto delle strutture culturali. Già Karl Mannheim in vari saggi sulla sociologia della conoscenza (traduzione italiana di Marina Gagliardi e Tina Souvan, Sociologia della conoscenza, Bari, 1974) esaminava il concetto di Weltanschaung, cioè visione del mondo predominante nelle varie epoche della storia europea. Si tratta di un concetto riassuntivo degli elementi dominanti in ciò che ora chiamiamo appunto “cultura” con una denotazione sia antropologica, sia storica. Ma all’interno di una realtà socio-culturale così sintetizzata si possono individuare e distinguere tratti più specifici e delimitati, che oggi possiamo indicare come “sottoculture”. Leggi tutto “Le due culture (sono due sottoculture)”

Pierre Bourdieu e le radici sociali dell’arte.

nuo cnio gbdLeonardo Terzo, Sguardi, 2008

Nel saggio “La genesi storica dell’estetica pura” (in Le regole dell’arte, Il Saggiatore, Milano 2003, Éditions du Seuil, Paris, 1992, 1998) Pierre Bourdieu se la prende con tutti i teorici dell’autonomia dell’arte, perché ne cercano quella che essi definiscono l’essenza, di carattere peculiarmente formale e non sociale. Egli invece sostiene che la peculiarità anche formale dell’arte non è che il risultato delle scelte di elitarismo distintivo che le classi dominanti attuano per affermare e giustificare il proprio dominio e la propria superiorità culturale ed economica. La teoria della forma estetica “pura” non avrebbe una funzione propria, se non quella di nascondere la vera funzione distintiva delle classi sociali. Leggi tutto “Pierre Bourdieu e le radici sociali dell’arte.”

Ground Zero e le macerie culturali dell’Occidente

In un saggio che definirei promemoria di cronaca culturale (Crolli, Torino, Einaudi, 2005), Marco Belpoliti cerca di delineare un quadro della coscienza estetica e politica (o della coscienza politica attraverso l’estetica) dell’Occidente, così come traspare dallo spiraglio epocale apertosi nell’arco di tempo tra due eventi epifanici: il crollo del muro di Berlino, del 1989, e il crollo delle due torri di New York, nel 2001. Sono circa dodici anni in cui si verificano una quantità di eventi che l’autore sa interpretare da cronista della cultura dotato di fiuto ermeneutico professionale, e che ciò nondimeno, a causa dell’ovvia spettacolarità con cui si presentano in un’epoca di ontologia mediatica come la nostra, appaiono significativi anche a tutti i comuni mortali. Seguendo il tracciato di Belpoliti possiamo infatti relativizzare le glosse che gli artisti e i critici, e i sociologi e i filosofi, ormai indistinguibili fra loro, come pure dalle opinioni diffuse e fluttuanti nella comunicazione, hanno apposto alla contingenza essenziale della postmodernità e alla sua fine. Leggi tutto “Ground Zero e le macerie culturali dell’Occidente”